Riflessioni per innovare
Ci siamo presi un piccolo lusso, una di quelle cose che o ti imponi di fare o non fai mai.
Tanto, per l’operativita’ ci sono le notti e i week end (e quando li usi per idee tue, hanno un altro sapore… ma solo una volta ogni tanto, eh).
Quello che abbiamo fatto e’ stato sederci e pensare a noi, a cosa ci piacerebbe fare, inventare, innovare. C’era troppo da dire, e’ stato solo un inizio.
La prima parte della giornata l’abbiamo dedicata all’osservazione di alcuni fenomeni. Piccole istantanee della realta’ che si ridefinisce continuamente intorno a noi, nel web ma anche fuori. Chiedersi perche’ succedono queste cose, serve a produrre nuove idee.
– Le conversazioni online entrano in quelle offline. il ciclo e’ ormai completo: non sono solo i fatti della vita reale ad ispirare le interazioni sul web, ma e’ vero pienamente anche il contrario. Tendete le orecchie in metro, in palestra, per strada, in treno. La gente racconta le proprie relazioni sociali riferendosi a quello che si e’ detto, postato, commentato su Facebook.
– Il branding non e’ piu’ legato alla pubblicita‘. Per le persone come per le marche, i contenuti e le informazioni che forniscono agli altri un valore, un servizio, sono fonte di riconoscimento. Giorni fa qualcuno dei miei contatti ha twittato: “non posso che smettere di seguire (in realta’ ha scritto defolloware, ouch) qualcuno che fa solo pubblicita’ a se stesso e a quello che fa”. Sufficientemente chiaro!
– La dimensione della collaborazione spesso vince su quella della competizione. Tra persone, professionisti, entita’ operanti nell economia dei bit ma anche in quella degli atomi, si diffonde un nuovo modo di lavorare fatto di networking fluido e team eterogenei. i confini aziendali si sfumano. La crisi ha accentuato le spinte creative delle persone. Se anni fa su un problema di distribuzione avrei potuto chiedere solo a un mio collega delle vendite, oggi scrivo ad un’amica e professionista incontrata una sola volta nella vita, ma frequentata e apprezzata in Rete.
– Moderni cantastorie. Nell’antichita’ erano preziosissimi perche’ diffondevano cultura. Le storie del focolare, al calar della notte, esorcizzavano nelle famiglie la paura del buio e riempivano il tempo in attesa di un nuovo giorno. Come non rivedere assonanze nel nostro ritrovarci, la sera, con il nostro fuoco e le nostre storie. inoltre la dimensione della storia si afferma anche a livello professionale: una storia ha maggiore impatto su chi ascolta, che una lunga dissertazione di strategia.
–L’ Auto-produzione. Talvolta si verificano momenti di aggregazione spontanea delle persone per prodursi qualcosa da soli. Nascono da bisogni reali non soddisfatti, dal gusto della micro-sperimentazione e dell’estrema personalizzazione. Dal taccuino con una carta speciale all appoggio innovativo per laptop sul divano. Se non c’e’, ce lo facciamo noi? Divertentissimo. E potentissimo.
– Tutoring sociale. Una presa in carico collettiva o individuale di beni che hanno un valore emozionale ed affettivo: oggetti, luoghi, persone, persino parole.
Ecco, ce n’è abbastanza per ripartire.
bellissimo post, Flavia (e Giuliana). Il succo stesso dell’innovazione, guardarsi intorno e “usmare” (avrebbe detto un mio vecchio capo cui sarò sempre riconoscente) i modi nuovi di fare cose vecchie. In bocca al lupo e grazie per la citazione (sono commossa)!
Mi sa che vi divertite un mondo voi due. Brave! 🙂
@mariziller: crepi il lupo!
@serena: non credere a tutto quello che dice Flavia, quando si tratta di divertirsi 😉
@Serena il fatto è che coinvolgiamo anche molti altri nel divertimento… o almeno ci proviamo 🙂