Hai voluto la carrozzina? Un libro, un parto. Collettivo
Da pochi giorni e’ in libreria il risultato di un progetto, iniziato nel 2010 con l operazione “Mamma che ridere” e il suo spettacolo teatrale, e proseguito fino a questo prodotto editoriale collettivo, i cui diritti d autore vengono devoluti all associazione Parole di Lulu.
Poiche TTV propone forme di collaborazione innovative tra brand e persone della Rete, e poiche impara continuamente dalle sue esperienze, dai processi e dai risultati, e soprattutto dagli errori, vorremmo provare a raccontarvi a piu’ voci questa storia, cosicome a piu’ voci e’ il libro.
I blogger vs il brand: perche’ e’ un match?
(Giuliana)
La prima cosa che ci ritroviamo a spiegare alle aziende con le quali collaboriamo e’ cos e’ un blogger, quali sono i suoi valori e i suoi principi. Possiamo farlo perche’ li condividiamo, perche’ siamo blogger anche noi. Ma spesso per un account, per un project manager, o anche per uno strategic planner, l idea che la reputazione venga prima di tutto per un blogger e’ quanto meno bizzarra. E ancora piu’ bizzarra e’ l idea stessa di reputazione, che in questo mondo ha un’estensione enorme.
Dall altra parte ci sono le ragioni del business: che si incarnano in valori del brand, in numeri, in processi consolidati e difficili da modificare. Ma provate a spiegare questi concetti a un gruppo di blogger, ed ecco che avrete definito due mondi, due sistemi di valori (che non sono valori del brand, ma quelli profondi dei ruoli coinvolti), due visioni della vita. Conciliabili a martellate, qualche volta.Pensiamoci bene. un blogger e’ una persona che decide di rendere pubbliche le sue opinioni narcisista il giusto, sa che i suoi lettori sono suoi sostenitori fino a quando non fara’ un passo falso quando cio’ accade, ad essere messo in discussione non e’ un ruolo o un titolo professionale, ma la persona che c’e’ dietro. Anche se il blog diventa fonte di guadagno o di opportunita’ professionale, la maggior tutela va sempre dedicata a quella persona, perche’ in rete nessuno dira’ il product manager dell azienda X e’ un fetente, ma Tizio e’ un fetente. L idea che la persona venga prima del ruolo e’ semplicemente originale, per il product manager dell azienda X. E l idea che qualcuno possa essere un ruolo (il project eccetera) e non una persona e’ altrettanto inammissibile per un blogger.
L’ aspetto sperimentale di TTV
(Flavia)
Il nostro ruolo e’ stato quello di coagulatori di persone intorno a un’idea proposta da un brand come Huggies (quest’idea e’ il caos della maternita’?), ma in corso d opera siamo diventate partecipanti e interpreti dell idea stessa, insieme a un gruppo di blogger che l ha fatta sua. Ecco il progetto, piu’ o meno, per cosidire (espressioni d obbligo perche’ non esiste una nostra job description in tutto cio’).
(Giuliana)
Una caratteristica importante dei nostri progetti e’ che ciascuno e’ un’esperienza a se, pensata di volta in volta in funzione degli obiettivi da raggiungere. Se da una parte questo e’ molto stimolante, dall altra tutto e’ reso piu’ complicato dal fatto di non avere mai dei precedenti, ne nel bene ne nel male.Altro elemento essenziale e’ che Flavia e io siamo sia promotori della relazione tra brand e blogger, sia blogger noi stesse. Se questo e’ condizione essenziale per fare da catalizzatori/coagulatori, potendo tradurre i due universi che mettiamo in relazione, e’ pur vero che ci troviamo a volte ad occupare la scomoda sedia in cui si incontrano due modi di ragionare completamente diversi.Ragionando da blogger e da consulenti insieme, su esperienze che sono sempre sperimentali, i rischi di errore si moltiplicano esponenzialmente: non certo per cattiva volonta’, quanto per il fatto di dover far coincidere pezzi di un mosaico che a volte fanno fatica a stare vicini. Fanno fatica non vuol dire che non possono. Per noi imparare dagli errori non e’ un modo di dire: non potremmo semplicemente fare diversamente.
La dinamica partecipativa
(Flavia)
Quanto va condiviso del processo, e come Quanto si rischia Possiamo dire la verita’: e’ difficilissimo trovare la misura giusta. Ti ritrovi a maledire la democrazia. in certi frangenti ti sembra che come fai sbagli. E’ praticamente impossibile che 15 persone si trovino d accordo sul colore di una copertina, figuriamoci su altri aspetti piu’ sostanziali della cosa, e quindi sei tentato di non chiedere piu’ opinioni. Occorre un grande sforzo di collaborazione, conciliazione, compromesso, da parte di tutti. Ma se si condividono alcuni valori di fondo, la base per la collaborazione esiste davvero, e questa non e’ una posa o un atteggiamento per chic della Rete. in questo caso, la pluralita’ di voci nella maternita’, l assenza di giudizio, l ironia, sono state idee sentite sinceramente da tutte e 15+1 (dove il +1 e’ la curatrice, Barbara Sgarzi aka Blimunda). E ci hanno permesso di andare avanti.Occorre capire che molto, ma non proprio tutto, e’ negoziabile con gli interlocutori istituzionali?(brand, agenzie) e che alcuni aspetti del dietro le quinte sono cosicomplessi, che non si possono liquidare con un si fa cosie basta?. La fiducia nelle persone e’ lunica cosa che puo’ colmare alcuni punti oscuri dei processi, che mai si vorrebbero ma pure si verificano.
Per finire
(Flavia)
Come abbiamo appena raccontato qui, la rilevanza, la novita’ e la relazione sono sempre alla base di un’idea che ha senso per qualcuno, e quindi vedra’ la luce e vivra’ una sua vita. Ma per capire cosa hanno voluto dire queste tre cose in questo caso, dovremmo dare la parola a qualche autrice partecipante. Spero quindi che ci sia un seguito a questo post!
(Giuliana)
Questo parto (giusto per rimanere in tema) ha avuto fasi difficili, che hanno richiesto una buona dose di pazienza e di spirito collaborativo da parte di tutti gli attori coinvolti. Attori che sono stati di volta in volta un team e squadre avversarie. Ma alla fine e’ nato, e gli vogliamo tutti bene. Anche perche’ e’ bellissimo.
E’ un racconto onesto di questa fatica.
Non della fatica di scrivere un libro a più mani e più teste, non scherziamo, quello è stato divertimento puro e parlare di fatica sarebbe quanto meno fuori luogo. Mi riferisco alla fatica di conciliare.
Per me questo libro è stato una formidabile esperienza di conciliazione: così come il libro in sè concilia tante voci, lasciando ad ognuna la sua individualità , la storia della sua nascita è stata un cammino di avvicinamento tra mondi, dove ognuno (a volte più, a volte meno) ha dovuto ripiegare i suoi aculei per avvicinarsi all’altro.
Non c’è niente da fare: restano due mondi diversissimi, ancora oggi ci parliamo con due linguaggi e a volte non ci capiamo. Ma chi ha partecipato a questo progetto si rende conto di quanto ha arricchito il suo patrimonio di conoscenza, esperienza e capacità di dialogo? Io oggi so tante cose in più e per me questo è un guadagno incommensurabile.
E il risultato? Un pargolo bellissimo.
che dirti Silvia,.. grazie. non vogliamo tacere le martellate 🙂 ma è giusto anche dare atto dell’ottimo risultato finale. più lo leggo più mi rendo conto che abbiamo, che avete, prodotto un contenuto veramente notevole.
Questo progetto mi ha affascinata, da “spettatrice” dal primo momento in cui ne ho sentito parlare in Rete, quando era nel primo trimestre di gestazione. Io vengo dal mondo della pubblicità e capisco che per un account sentir parlare dei valori dei blogger sia come ascoltare un turco. Idem vale al contrario. La conciliazione di mondi apparentemente inconciliabili mi sembra il progetto più ambizioso e al tempo stesso costruttivo che può partire dalla Rete. Amerei poter partecipare attivamente a iniziative come questa! Intanto, oggi pomeriggio pedalo in libreria!
Grazie, 100% 😉 E’ bello sapere che là fuori c’è qualcuno che sa quanto è difficile: vale per tutto no? Il tuo contributo è benvenuto: se sei iscritta a TTV riceverai notizie di tutti i futuri progetti, quindi stay tuned…
Ragazze, questo progetto è un vero successo, diciamolo, ditevelo! E’ finalmente una voce fuori dal coro, una sperimentazione anche rischiosa, per le insidie che includeva. Il risultato è quello che conta, ed è un risultato di ottimo livello, ma soprattutto è un “manufatto”, qualcosa che possiamo toccare con mano, possedere e divulgare. Credo molto nell’integrazione delle competenze e dei saperi, anche se difficile da mettere a punto. Ma è fonte di arricchimento personale e ampliamento delle visioni, sempre. Complimenti e avanti così!
Concordo con Silvia. Lezioni di conciliazione è un’ottimo titolo per questa esperienza. Concordo anche sul fatto che alla fine alcune difficoltà permangono. Ma abbiamo contribuito tutti a creare un precedente, ad accendere lampadine su alcune criticità delle conversazioni (ben evidenziate da questo post) e comunque siamo stati parte di un processo che ha portato tutti/e a sperimentarci in qualcosa di nuovo. La confusione dei piani (personale/professionale) è forse una delle sfide più grandi, perché porta anche a un’inevitabile fatica emotiva da parte delle persone coinvolte. Caspita, però è anche interessante! Grazie a tutti, di cuore. E a Flavia e Giuliana, specialmente.
La confusione dei piani è anche la nostra unicità .. ci capita spesso di spiegare che, proprio per quello, non potremmo mai proporre alla rete operazioni che non abbiamo un vero valore/utilità . Comunque fatica emotiva è la descrizione più azzeccata, sì!