La medicina narrativa

95_medicina_narrativa_2Martedì scorso abbiamo partecipato all’incontro “Medicina narrativa per una sanita’ sostenibile” organizzato dalla Fondazione istud, nel corso del quale e’ stato presentato il libro dallo stesso titolo a cura di Maria Giulia Marini e Lidia Arreghini.
Per la prima volta ho sentito parlare di Salute e Conversazioni, avendo la possibilita’ di coniugare le due anime che piu’ mi rappresentano: il passato come consulente in Sanita’, e il presente/futuro, come esperto di comunicazione e conversazioni in TTV.
Devo dire che mi ci sono subito appassionato ed emozionato. Le sinapsi hanno cominciato a declinare i possibili intrecci tra una medicina emozionale, narrativa, centrata sul paziente e quella piu’ razionale e scientifica, basata sulle evidenze e sui “freddi” numeri (che poi cosifreddi non sono!). A cosa serve lo storytelling in medicina? Sembra un mix bizzarro: invece serve a recuperare l’aspetto umano della cura, e con esso a individuare e applicare le linee guida migliori (che quasi sempre gia’ esistono). Serve ad includere il paziente gia’ nelle fasi preliminari di progettazione delle linee guida. Il ritorno alla Medical Humanities e’ dunque auspicabile e deve essere assolutamente sostenuto. Psicologia, ascolto, studio delle relazioni dovranno far parte del bagaglio dei nostri medici. La conversazione va istituzionalizzata e la malattia raccontata, ma senza cadere nel rischio della sua spettacolarizzazione.
Partiamo dal contesto: gli sprechi in Sanita’ sono enormi. Esami non necessari, ricoveri non appropriati, acquisti non trasparenti, richieste di risarcimento danni. Mai come oggi attuali e al centro dell’attenzione. Tra i 6 e i 10 mld annui sprecati: ed e’, per quanto conosco il settore, una stima per difetto. Poi c’e’ tutto quello che non si vede. Le liste d’attesa infinite, la disorganizzazione dei reparti e dei servizi sul territorio, i processi organizzativi che non funzionano, il paziente trattato come oggetto e non come soggetto.
Adesso arriveranno i tagli, oltre alle tasse che già stiamo sentendo. Tagli probabilmente lineari, fatti di percentuali al ribasso, spesso affrettati e senza tener conto di situazioni peculiari e di standard d’eccellenza.
I tagli penalizzano gli investimenti e l’innovazione, invece un approccio come la medicina narrativa puo’ risultare un ottimo volano per una nuova medicina sostenibile, in cui la riduzione dei costi derivi dalla vera esperienza dei pazienti e dalla verifica dell’applicazione delle buone pratiche, spesso solo teoriche.
Maria Giulia Marini dice che “Medicina narrativa e’ usare ragione e sentimento”. E’ mettere la persona al centro. E’ ascolto. E’ dialogo. E’ empatia. E’ il medico che si prende cura della illness e non solo della disease. Affascinante l utilizzo dell analisi conversazionale ai dialoghi tra medico e paziente: si cura la persona e non solo l’insieme dei suoi sintomi, si ascoltano il suo vissuto, le sue ansie e le sue paure. Si partecipa attivamente agli stati d’animo. Si scrive e ci si scambia opinioni sui differenti modi di interpretare. Si esorcizza il male fisico e il malessere psicologico, il disagio sociale e la paura di non farcela. Grande successo ha avuto infatti “Viverla tutta” , primo esperimento di medicina narrativa in grado di raggiungere un vasto pubblico.
In questo contesto si assiste a un crollo del muro della privacy, perche’ la persona malata lancia un richiamo agli altri, reclama un suo spazio, una sua attenzione. In cambio aderisce maggiormente ai trattamenti, dice la sua, stimola e aiuta la ricerca, diventa, insieme agli altri, fattore di cambiamento. E il cambiamento migliore, lo sappiamo, e’ quello che parte dal basso. il paziente/persona puo’ intervenire nel processo di miglioramento sanitario.
Medicina narrativa e’ donna (70% contro 30%), perche’ le donne raccontano di piu’ e meglio le loro emozioni. Al contrario, i medici si mettono meno in gioco, tendono ad essere piu’ frustrati e infelici. Quelli che aderiscono all approccio mettono la persona e la malattia sullo stesso piano, migliorano il loro approccio alla professione e alla cura. Accettano le loro fragilita’ e i loro fallimenti, condividono un percorso di crescita umana e professionale insieme con i malati.
La medicina narrativa e’ democratica (cit.: Maria Giulia Marini). E’ di tutti e parte dai luoghi della sofferenza e del sollievo. Raccontarsi e’ liberarsi, e’ condividere un pezzetto del viaggio, ascoltare, scambiarsi informazioni ed emozioni.
L’ascolto e il racconto alla base di tutto: in medicina come nella vita di ogni giorno.

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