Perche' in italia le campagne sociali devono essere… soft?
Durante un training tenuto qualche giorno fa in collaborazione con Y&R, mi ha colpito molto questa riflessione dell’agenzia: in Italia una campagna sociale su temi come, ad esempio, la sicurezza stradale, non può scioccare più di tanto. L’ho notato anche quando mi sono impegnata in prima persona nella diffusione di una campagna ideata da alcuni blog per sensibilizzare i genitori sulla sicurezza dei bambini in auto: il video spagnolo con un bimbo in auto e un incidente, rischiava di essere “troppo”.
Il punto però non è il video-choc in sè, ma la carica emozionale che riusciamo a sopportare.
I progetti creativi che osano colpire più profondamente la sensibilità delle persone, qui da noi vengono irrimediabilmente respinti. E’ un gran peccato perchè un film come questo (UK, campagna “THINK”, di cui trovate molti altri esempi su YouTube), probabilmente, non lo vedremo mai – almeno in questa generazione.
E’ un film bellissimo, poetico, dal valore narrativo elevatissimo. Il messaggio, chiarissimo, non passa tanto nelle immagini (potrebbe funzionare benissimo anche in radio) quanto nel linguaggio, nell’intonazione ripetitiva fino al “rug pulling” finale, la svolta della storia che non ti aspettavi. E’ un esempio incredibile di come un creativo possa trasformare un dato statistico (“la maggioranza degli incidenti avviene su strade conosciute”) in un piccolo capovaloro.
Ecco invece cosa possiamo vedere in affissione o sentire in radio, nelle nostre città .
Idea certamente molto ben centrata sulla distrazione alla guida, ma molto più soft nell’esecuzione. Non mi viene da piangere insomma. Con il testo inglese, invece, sì.
E solo quando colpisci la gente a fondo nelle emozioni, riesci a cambiare un loro comportamento.
Sono d’accordo sul fatto che se lo scopo della pubblicità è quello di cambiare un comportamento allora è meglio che richiami emozioni forti piuttosto che vago. L’agenzia svedese per cui ho lavorato gli ultimi 6 mesi ha fatto una pubblicità con lo scopo di modificare il comportamento degli automobilisti nel traffico, e ci è riuscita senza ricorrere ad un video-shock ma proponendo un punto di vista differente. La punch line era: “oseresti incontrare te stesso nel traffico?”
ponendoti come osservatore esterno al tuo comportamento. Se ti interessa cerco il video.
PS. Flavia si dice shock non choc (=chocolate)
bellissimo e toccante.
Perchè da noi no? Personalmente credo dipenda dalla cultura imposta, cioè io te e tante/i altri le vorremmo ma poi ci sarebbe un gruppo che se ne lamenterebbe, griderebbe no non si fa non sta bene mostrare certe immagini, e da qui subito mi viene da pensare alla nostra politica… mi sembra tutto banalmente collegato. Forse l’intento è proprio quello di non colpire con le emozioni.
E poi un appunto sulla pubblicità del cartellone pubblicitario che invita a non distrarsi alla guida. Dove si trovano i suddetti cartelloni? sui cigli della strada. chi li guarda? gli automobilisti… devo aggiungere altro?
“choc”: ahahah! sarà stato un’interferenza dal tuo francese ormai …come dire?!… en voie de perfectionnement?! ;-))))
Sulla questione di scioccare per cambiare i comportamenti toccando la gente nel profondo, sono propensa ad aderire. Funziona! Vorrei che ci fosse questo genere di pubblicità qui dove vivo, perché qui la gente continua di guidare come selvaggi, non allacciano la cintura ai bambini, “guidare o bere, fate una scelta!” è come se fosse in cinese per loro, insomma sono completamente incoscienti, mettendo la propria vita e quella degli altri continuamente in pericolo! 🙁 @ Serena posso assicurarti che un messaggio come quello che descrivi non avrebbe NESSUN effetto qui e non cambierebbe nulla al loro modo di guidare, purtroppo 🙁 Ci vuole qualcosa di scioccante, qlcosa che li possa toccare di persona e farli riflettere ogni volta che prendono la macchina con i figli in piedi sul sedile posteriore! (per la precisione, vivo a Malta)
@Serena sì mostraci il video, così possiamo commentarlo insieme..
@akari la campagna sulla distrazione l’ho vista nelle stazioni per essere sincera (ho scattato la foto alla stazione di Bologna, ma era anche a Roma e Milano). Ma come dici molta cartellonistica è decisamente invadente.
@Isabelle, non è che a Roma sia molto meglio 🙁
ecco il link al video: http://www.youtube.com/watch?v=xl43aB1fgsk” target=”_blank” title=”www.youtube.com/watch?v=xl43aB1fgsk”>http://www.youtube.com/watch?v=xl43aB1fgsk
in effetti sono convinta anche io che bisogna tenere conto della cultura diffusa. Non so se funzionerebbe in Italia, ma volevo dare un altro spunto alla discussione, perché il post mi sembrava generalizzare troppo. Che poi a forza di scioccare, si finisce che non ci si sciocca più di nulla (vedi la politica!).
Ho visto il film e credo che l’idea creativa “non sopporteresti te stesso alla guida” sia molto debole per noi, diciamo, latini. Per il semplice fatto che l’insight psicologico/culturale che ci spinge ad adottare certi comportamenti incivili, è proprio il fatto di averli visti in altri. Una sorta di tutto è permesso, una specie di machismo per cui se lo fai tu, a maggior ragione lo faccio anch’io. Il post afferma che in Italia i messaggi forti per una buona causa non si possono usare, forse perchè siamo subito pronti a scatenare polemiche come dice akari, o perchè siamo facilmente ipocriti e bacchettoni fuori, e incivili dentro. Non continuo sulle possibili ragioni (le chiedevo a voi), ma dall’ambiente degli addetti ai lavori confermo: in Italia un film come quello inglese non passerebbe. Non si tratta di scioccare per il gusto di farlo, ma di colpire a fondo con un messaggio in grado di cambiare atteggiamenti diffusi. E’ una sfida difficile in comunicazione, che richiede molto coraggio.
Sai una cosa, Flavia, è che in Italia siamo già subissati da un (inopportuno, ma solo a mio avviso) eccesso di immagine. Pensa solo al trash, alla pattumiera che ci hanno rovesciato addosso con il caso di Sarah Scazzi, c’è una diseducazione all’immagine, e aggiungo anche tutta le discussione sull’uso improprio dei corpi e della ipersessualizazzione di troppi contenuti in tv.
Insomma ho allargato lo sguardo per tornare a dire che un messaggio forte e potente, ben girato, registicamente curato ed attento a colpire in fondo (senza scadere nell’eccesso di splatter, anche in senso metaforico) va bene.
Il problema (almeno in italia, ma all’estrero non saprei) è il resto della messaggistica pubblicitaria e comunicativa, è lo sfondo così troppo potenetemente emozionato,da renederci iposensibili ai messaggi che invece devono arrivare ….
ciao