L'albergo dei prodotti stanchi

Durante la nostra riunione creativa, tempo fa, abbiamo letto un brano che ci ha molto colpiti.

“Nella mia vita di consumatore, avro’ conosciuto tre prodotti perfetti Questi prodotti li ho amati appassionatamente, avrei trascorso la vita senza separarmene mai, riacquistando regolarmente, man mano che si usuravano, prodotti identici. Si era stabilito un rapporto perfetto e fedele, che faceva di me un consumatore felice. Non ero assolutamente felice, sotto ogni punto di vista, nella vita, ma almeno avevo questo: a intervalli regolari, potevo acquistare un paio delle mie scarpe preferite. E’ poco ma e’ molto, soprattutto quando si ha una vita intima abbastanza povera. Ebbene, questa gioia, questa gioia semplice, non mi e’ stata lasciata. i miei prodotti favoriti, dopo qualche anno, sono spariti dalle scaffalature, la loro fabbricazione e’ stata sospesa, punto e basta- e nel caso del mio povero parka Camel Legend, senza dubbio il piu’ bel parka mai prodotto, avra’ vissuto una sola stagione…”

Grosse lacrime cominciarono a rigargli il volto lentamente si verso’ un altro bicchiere di vino. “E’ brutale, sa, tremendamente brutale. Mentre le specie animali piu’ insignificanti impiegano migliaia, talvolta milioni di anni, a scomparire, i manufatti vengono cancellati dalla superficie del globo in pochi giorni, non viene mai concessa loro una seconda possibilita’, non possono che subire, impotenti, il diktat irresponsabile e fascista dei responsabili delle linee dei prodotti che sanno naturalmente meglio di chiunque altro che cosa vuole il consumatore, che pretendono di cogliere un’attesa di novita’ nel consumatore, che in realta’ non fanno che trasformare la sua vita in una ricerca estenuante e disperata, in un errare senza fine fra esposizioni di merci eternamente modificate”

Michel Houellebecq “La carta e il territorio”, 2010

54313_picassoAllora ci e’ venuta un’idea. L’idea e’ quella di parlare e far parlare di quei prodotti a cui alcuni di noi sono molto affezionati, e che tuttavia sembrano condannati ad un destino crudele: l’estinzione.Forse non ne siamo del tutto consapevoli, del motivo per cui stanno per morire. un giorno, che forse per molti di loro e’ gia’ venuto, in un ufficio commerciale qualcuno dira’ la parola definitiva: “discontinuazione”. Si prova qualche debole protesta, ma il verdetto e’ inappellabile. I volumi ridotti di vendita non giustificano piu’ il costo della complessita’. La coda lunga, fatta dai prodotti minori con vendite decrescenti negli anni, nelle aziende che vivono producendo atomi non puo’ esistere. L’unica strategia vincente e’ il focus su quei prodotti (di solito il 20, 30% del portafoglio) che fanno il grosso del fatturato (di solito almeno il 70%, 80%). E cosiogni anno un pezzettino di coda, sceso al di sotto della dimensione accettabile a causa dell’esistenza dei “lotti minimi di produzione” delle fabbriche, viene tagliato, mentre molti nuovi prodotti vengono introdotti. Si chiama “razionalizzazione del portafoglio” (almeno nelle intenzioni).

Il primo sintomo della malattia terminale e’ la perdita della distribuzione. La GDO non puo’ piu’ sprecare un posto a scaffale (cosa che costa molto, nell’economia degli atomi) e comincia a “buttarlo fuori” dai punti vendita. Essendo piu’ difficile trovarlo, il prodotto vende ancora meno…e l’agonia e’ iniziata. Ma non e’ ingiusto tutto questo Non esistono anche i diritti delle minoranze dei consumatori E’ davvero piu’ accettabile sprecare risorse nel lancio di innovazioni dal tasso di insuccesso elevatissimo, che spenderle per difendere alcuni prodotti “storici”, molto cari a qualcuno Parafrasando un romanzo fatto di affettuose, molteplici storie, vogliamo tenere aperto questo spazio ai vostri prodotti estinti o in via di estinzione. Raccontateci la vostra storia di consumatori frustrati, di consumatori nostalgici. Le faremo conoscere, cercheremo delle risposte e delle soluzioni, e chissa’… potrebbe rinascere un altro Soldino.

7 commenti
  1. emanuela
    emanuela dice:

    Mela, mi trovo molto d’accordo con te! Ciò che mi affascina nella citazione di Flavia è il punto di vista “romanzato” di una frustrazione reale, che spesso ho vissuto anch’io. Al di là del prodotto o del brand più o meno vintage, è la “presunzione” del marketing che a volte sfocia in “dictat” che disturba assai. Ho passato almeno un paio d’anni senza comprare alcun tipo di calzatura, perché eravamo in era “scarpe con la punta quadrata” che sono state il mio incubo fin da bambina:) Per non parlare dei colori che vanno o non vanno in una determinata stagione e quindi devi attendere che arrivi il momento del tuo colore, se non vuoi spendere una fortuna dalla sarta! Senza dubbio Houellebecq capisce poco di brand, ma tantissimo di umanità varia e quindi di persone. E sempre più persone non si sentono ascoltate dai brand, si chiedono se sia giusto subire prodotti che appaiono come innovative risposte a bisogni che loro non avevano mai espresso. In quelle parole leggo non solo lo “sconforto” di Mela, ma soprattutto le nuove modalità di consumo che man mano stanno emergendo. E le “minoranze”, i consumatori responsabili, i non omologati cominciano ad occupare spazi importanti che devono far riflettere!

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    • Isa
      Isa dice:

      si’, cambialo pure! 🙂 sulla sostanza di questo post, mi astengo di fare commenti, io non sono una sentimentale! lol veramente, non riesco a pensare ad un solo prodotto a cui sono affezionata, e dunque ancora meno ad uno che non si possa più trovare…!?! sorry 😉

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  2. piatticinesi
    piatticinesi dice:

    alcuni prodotti li rimpiangiamo perché fanno parte di un passato, e forse è giusto così. d’altronde il soldino è stato rifatto in edizione limitata e la difficoltà di reperirlo l’ha reso ancora più desiderabile. a me spesso quello che dà fastidio è il fatto che prodotti molto validi vengano fatti sparire o non commercializzati per favorirne altri, la rorazione eccessiva che porta allo spreco… comunque a Houellebecq rispondo con Caparezza http://www.youtube.com/watch?v=kLoJZf-5Si8” target=”_blank” title=”www.youtube.com/watch?v=kLoJZf-5Si8″>http://www.youtube.com/watch?v=kLoJZf-5Si8

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  3. Gianluca Greco
    Gianluca Greco dice:

    1. Houellebecq è un eccellente scrittore ma dimostra di capirne davvero poco di brand.
    Al contrario di quanto si crede, per una forma di selezione avversa della memoria, siamo circondati da prodotti che hanno superato diverse prove di sopravvivenza. Senza scadere nel vintage, abbiamo Barbour, Levis 501, Woolrich, Nutella, Clarks, etc…
    Sul tema del rapporto fra Brand e individualità forse sarebbe opportuno affrontare un classico del genere American Psycho di appena vent’anni prima.

    2. Le cose stanno lentamente cambiando anche per la GDO alimentare, la riduzione degli assortimenti aprono spazi per prodotti meno performanti in termini di rotazione ma che gratificano la clientela.
    Per quanto riguarda quella tessile, ho molta fiducia in GAP che sembra meno ossessionato dalla rotazione come lo sono da Zara.

    Insomma non sarei tanto disperato, basta non confondere la nostalgia di un prodotto per il solo fatto che è scomparso con l’effettivo valore che gli attribuiremmo se lo trovassimo sugli scaffali.

    Per il resto c’è eBay 🙂

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  4. Flavia Rubino
    Flavia Rubino dice:

    Sai Gianluca, è molto vero quello che dici, soprattutto sulla longevità di molti brand intorno a noi. Spesso sono proprio questi brand ad “uccidere” delle varianti particolari e magari non cè bisogno di resuscitarli ma si può valorizzare una certa emotività/nostalgia che li circonda (vedi l’ edizione speciale del Soldino, appunto).
    E poi ti assicuro che ho ricevuto spesso telefonate o lettere di consumatori dispiaciutissimi di non trovare più il tal prodotto. Mettevo giù pensando “sono desolata, ma vendeva proprio quattro pezzi!”. sì, c’è ebay, ma sarebe bello se le aziende usassero il digital per entrare in contatto anche con le minoranze di consumatori, che ne pensi?

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  5. mela
    mela dice:

    Personalmente sono molto aperta a provare nuovi prodotti e quindi non mi disturba il fatto che alcuni non vengano più commercializzati. Mi piacciono le novità, sono la prima ad allungare la mano al supermercato se vedo una nuova confezione. Certo farei follie se decidessero di togliere dal commercio i Buondì Motta….per me sono irrinunciabili….! Di fatto mi disturbano molto di più le mode. Sono rotondetta ma non “grassa” e quindi vesto maglie non eccessivamente attillate. Purtroppo mercati e centri commerciali sono stracolmi di moda “stretta e mini” e per trovare qualcosa di “comodo” bisogna rivolgersi a marchi più cari….Ecco questo mi disturba…non trovare qualcosa di carino e a prezzi accettabili anche per chi, come me, non porta vita bassa, gonne corte o maglie taglia xxs!

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