La seconda visita con Aidepi: questa volta siamo andati in Ferrero
Si dice spesso che entrare in relazione con i consumatori e gli influencer attraverso i social (he, si bisogna pure adeguarsi alla terminologia) sia un impegno che richiede tempo.
Questo progetto AIDEPI lo dimostra: esattamente un anno fa partivamo da qui, lo scorso giugno eravamo qui, e a settembre è partito un nuovo esperimento di narrativa.
Nel frattempo abbiamo scambiato tonnellate di mail, discusso su FB, scherzato quando ci voleva inoltre tre blogger sono entrate stabilmente nel team e ne hanno animato i contenuti.
Come da piano, la seconda visita a una linea di produzione di prodotti da forno confezionati (tradotto: le tanto temute meredine) si e’ svolta il 16 ottobre, a Balvano (Potenza) e ci ha riservato un’esclusiva importante: era la prima volta che quello stabilimento Ferrero, nato dopo il terremoto del 1980 in una terra duramente colpita, apriva le sue porte al pubblico. Le persone che ci hanno accolto, compreso il direttore, erano persino un po’ emozionate e avevano allestito una sala meeting in grande stile tutta per noi.
Avete presente i Kinder Brioss, evergreen della nostra infanzia Non capita spesso che un prodotto resista da quarant’anni sul mercato. Decisamente gustoso, poi, poter assaggiare gli ingredienti freschi “in loco”.
Durante la visita alla linea, lunga 1,2 km (ovviamengte fa un po’ di giri su se stessa:) un instancabile Vito ha raccontato tutte le fasi e risposto a tutte le domande delle signore.
Ho avuto conferma dopo la visita, su Twitter, che molti continuano a pensare che questa industria usi i conservanti, solo per citare uno degli esempi piu’ macroscopici di disinformazione. Anche se gli spieghi che hai visto con i tuoi occhi il processo, dalla lievitazione al packaging, che i conservanti non ci sono affatto (eliminati da tempo) e al loro posto c’e’ una tecnologia speciale di confezionamento, non ci credono e ti sbeffeggiano. E’ sempre un gran peccato rinunciare a usare il cervello.
E cosi a fine giornata, ho raccolto come sempre le mie riflessioni. – Prima di tutto, queste sono iniziative di conversazione e non di conversione, fatte per fornire informazioni: per esempio su ingredienti e processi, ma anche su persone, storie e valori di una intera popolazione. Nessuno ti vuole convincere, insomma, che faccia bene abbuffarti di dolcetti. E le informazion hanno valore solo se sono veritiere e verificabili. – Secondo, i partecipanti accettano per una sincera voglia di sapere, e mantengono sempre il loro sano senso critico. in quest’ultimo anno ho visto mamme fare le pulci a dirigenti d’azienda, e questa liberta’ di interazione da’ una certa soddisfazione.
(Per esempio: io stessa non sono stata mica tanto contenta della storia dell’occupazione femminile bassa al Sud perche’ il costo della vita e’ inferiore e le famiglie possono vivere con uno stipendio solo…. E cosia pranzo ho scambiato qualche opinione con il direttore, che raccontava di sua moglie che ha felicemente lasciato il lavoro dopo tanti anni in Ferrero. “non crede che una donna che non lavora sia ricchezza che si perde per la societa’?” “E lei non crede che crescere dei figli sia una ricchezza?” “dipende da come la si intende, certo. Ma una donna non puo’ fare solo quello nella vita. La sua indipendenza economica e’ importante, e quando i figli saranno cresciuti…” “Non le sembra un ragionamento un po’ egoista?” “Oh, no :)” inutile dirvi che poi abbiamo scherzato, bevuto vino, preso il caffe’ e scambiato i biglietti)
E’ un peccato invece scoprire che per tanta parte della Rete sia piu’ “eticamente corretto” un post dichiaratamente sponsorizzato, che non il racconto spontaneo di una persona che va a vedere una fabbrica. O peggio ancora, rendersi conto che un’altra grossa parte della rete non capisce nemmeno la differenza tra le due cose.
Comunque
E, dimenticavo… ovviamente, la buona tavola!
Un grande grazie a Laura, Mamma Papera, Ragione Sentimento e Caos , Barbara di Genitori Channel, Simona di Qui Mamme, Federica, Diletta di Alfemminile, Marlene (il suo post e’ un racconto dettagliatissimo del feeling dell’esperienza, lo trovate qui) e dalla regia: Sara, Serena, Manuela.
come blolgger e tester capisco bene cosa intendi quando lamenti la confusione che si crea tra post sponsorizzati e non. Le aziende stesse che forniscono i prodotti da testare talvolta confondono le due cose, e quella che rischia di non essere presa sul serio alla fine è sempre la tua buona fede e il tuo spirito critico.
Ammetto però che sulla questione merendine anch’io ho pensato “qui ci stiamo facendo ‘intortare’ “, ed è un sentimento che ho sentito condiviso anche da parte di altre persone con cui (offline) ho parlato del progetto (avevo seguito la visita al Mulino Bianco).
Mi chiedo quindi: fatta salvo che sono sicuramente io quella “dura di comprendonio” – come si dice dalle mie parti – non è che c’è davvero un problema di COMUNICAZIONE, di informazione, di modi di informare? insomma, credete veramente che se è Banderas a dirmi che le uova sono fresche io ci debba credere tout cour? l’informazione me l’hanno data, è vero, ma è credibile? Banderas è pagato e la gallina è finta, fate un po’ voi…
Oh grazie per il commento, un’opinione esterna! Quando dici “intortare” (termine adeguato al tema!!) ti riferisci al progetto con l’associazione dei produttori di cui si parla nel post e in cui si inserisce questo ciclo di visite, o alla pubblicità del Mulino Bianco / altre pubblicità televisive? sono due soggetti e due modi diversi, volevo capire su cosa vertevano le vostre osservazioni. Dircelo è utile perché possiamo passare un feedback.
mi riferivo al progetto con l’associazione, alle visite in fabbrica
te lo chiedevo perché facevi notare, giustamente, un problema di credibilità della pubblicità tradizionale (Banderas e la gallina). Il fatto è che invece quando vai in fabbrica e parli con le persone, le modalità di informazione e comunicazione sono del tutto diverse da quelle pubblicitarie: sono personali. Hai il direttore dello stabilimento a tua disposizione, gli puoi chiedere tutto quello che vuoi, anche le cose scomode. e’ un bel passo avanti no? Sul criticismo e scetticismo a-prescindere che circonda chi lavora nel marketing sono piuttosto drastica: far parlare bene della propria azienda serve a dare uno stipendio ai lavoratori e alle loro famiglie. Il marketing è un lavoro degno di rispetto e che produce valire economico e sociale esattamente come tutti gli altri e spesso molto più di altri.
Invece Sul tuo scetticismo e sulle persone con cui hai parlato la proposta è semplice: scrivimi, dimmi dove abiti, e farò il possibile per farti includere nella prossima vsita. Che ne dici?